Verso la Costituente

È l’articolo che chiude l’ultimo numero (17 maggio 1945, a. ii, n. 18) del «Corriere di Perugia», p. 4.

VERSO LA COSTITUENTE

In questa giornata di gioia che schiude indubbiamente per tutti i popoli un periodo di nuove possibilità e soprattutto l’inizio di una nuova marcia cosciente delle classi sfruttate verso la loro giustizia (perché fascismo e nazismo malgrado ogni ipervalutazione dei loro elementi laterali furono prodotti di una reazione antisocialista, furono il tentativo di bloccare in Europa il movimento del proletariato, ed è perciò che i governi borghesi delle democrazie occidentali in principio appoggiarono o non ostacolarono quei movimenti reazionari!) il popolo italiano deve fare rapidamente il bilancio del suo vicino passato e del suo avvenire. Deve sentire e capire una volta per tutte che la tragedia che ha vissuto e che vive, di miserie, di privazioni, di lutti, è il risultato conseguente della politica folle del fascismo e delle forze che lo hanno appoggiato ingannando e incatenando la parte migliore del popolo, è il risultato logico di una oppressione che ha spento a poco a poco ogni forza vitale nel paese e lo ha gettato in una guerra ingiusta e impreparata di cui ora proprio il popolo lavoratore ingannato e sfruttato deve pagare in pieno tutte le conseguenze, mentre i veri responsabili si sganciano elegantemente e si trovano di nuovo uniti per la prossima avventura.

Il popolo italiano (cioè tutti i lavoratori, gli impiegati, gli intellettuali) deve capire che il fascismo nacque contro di lui e che contro di lui si ergono di nuovo le forze della reazione capitalistica e monarchica che appoggiarono Mussolini finché non lo videro inerme sul bagnasciuga e che adesso, cancellata con disinvoltura la parentesi fascista (una parentesi che ci ha condotto in un abisso e che si mostra invece coerentissima con le premesse e le conseguenze!), tornano a parlare di ordine, di autorità, contro le pretese volontà terroristiche dei partiti di sinistra e delle masse proletarie. È in nome dell’ordine, dell’autorità che il fascismo nacque e sotto quelle stesse parole si prepara la nuova reazione.

In questa giornata di gioia noi ricordiamo perciò che la battaglia contro il fascismo non è finita (e non parliamo di quei miserabili rottami di un miserabile passato che ancora tentano di accrescere le nostre sciagure approfittando dell’incoraggiamento di autorità incapaci o malvagie e sperando di essere nuovamente arruolati come guardie bianche da quelle stesse forze che vent’anni fa li armarono), noi ricordiamo che la marcia della democrazia non è ancora incominciata, che tutte le energie sinceramente popolari raccogliendosi intorno ai partiti di sinistra devono essere mobilitate per una prima conquista senza la quale ogni altro programma resterebbe irrisorio.

Verso la Costituente deve andare il popolo italiano con la decisione piú energica diffidando di tutti coloro che in mala fede lo consigliano a non pensare per ora a ciò che dovrà chiedere e che per incanto nascerà in quel momento di decisione, combattendo tutti coloro che hanno l’impudenza di sostenere istituzioni e forme sociali compromesse col fascismo. Noi non crediamo che i tre punti essenziali che il popolo dovrà ottenere dalla Costituente (pena in caso contrario il proprio suicidio) e cioè Repubblica, Riforma agraria, Socializzazione delle grandi industrie, potrebbero essere facilmente raggiunti senza una lotta precedente, senza una chiarificazione inequivoca e veramente democratica. Non si prepara una soluzione repubblicana, non si preparano le grandi riforme difendendo i principî piú retrivi e mantenendo il popolo nell’ignoranza politica. Non si prepara la Costituente insegnando al popolo un’imbelle disciplina e una servile attesa di decisioni dall’alto.

La Costituente si prepara con un linguaggio chiaro, indicando al popolo le sue vere mete di cui i tre punti della Costituente sono solo le prime indispensabili tappe. Indicando al popolo che la soluzione da noi proposta è questione di vita o di morte a cui disinteressarsi significherebbe dare per trionfante una nuova oppressione. Cosí la soluzione repubblicana significa da una parte l’eliminazione di una forza retriva che deve pagare (lei e non il popolo) le sue colpe fasciste, il suo tradimento dell’unica ragione per cui essa viveva (la tutela dello Statuto!) e dall’altra la via libera ad uno sviluppo democratico, veramente popolare contro cui la monarchia ha sempre adoperato le sue armi, i suoi carabinieri, le sue prefetture. Cosí la riforma agraria e la socializzazione delle grandi industrie significano non solo la punizione di quella classe criminale che per difendere i suoi interessi scatenò il fascismo, ma anche una condizione di lavoro migliore per tanti contadini e per tanti operai, il primo passo verso quella giustizia sociale, che tutti promettono a parole, ma che solo i partiti di sinistra – che difendono un solo interesse, quello del popolo –, vogliono nei fatti.

Eliminazione del fascismo nella sua forma monarchica e capitalistica, miglioramento delle condizioni del popolo, via aperta alla nostra vita libera e veramente progressiva.